NOTO
Noto
Definita la "capitale del Barocco", nel 2002 il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO, insieme con le altre città tardo barocche del Val di Noto.
Noto dista 31 km da Siracusa ed è situata nella parte sud-ovest della provincia ai piedi dei monti Iblei. La sua costa, fra Avola e Pachino, dà il nome all'omonimo golfo, il Golfo di Noto.
Con i suoi 550,86 km² di superficie, il comune di Noto occupa oltre un quarto della Provincia di Siracusa ed è il più grande comune della Sicilia e il quarto d'Italia. Il territorio è, per la maggior parte, collinare. Le montagne, a nord, appartengono all'altipiano dei monti Iblei.
Nella costa, bassa e sabbiosa nella totalità, a parte brevissimi tratti frastagliati, sono situate le pianure. Probabilmente di origine alluvionale, la piana di San Paolo, nell'entroterra, è la più vasta pianura del territorio, nonché la più intensamente coltivata. Noto confina a sud con Pachino, a nord-est con Avola e Siracusa, a nord con Palazzolo e Canicattini, a ovest con Modica, Rosolini e Ispica.
L'aspetto dell'agro netino è caratterizzato in prevalenza dalla macchia mediterranea, e dagli uliveti e mandorleti in zona collinare, dai vasti agrumeti e vigneti nella piana di San Paolo, mentre in montagna, ampi pascoli si alternano a tracce di macchia mediterranea, con secolari lauri, querce, frassini e lecci. La conformazione del territorio ha permesso un più ampio sviluppo dell'agricoltura a sud e dell'allevamento a nord.
Il
sito originario della città, Noto antica, si trova 8 km più a nord, sul monte
Alveria. Qui si ritrovano i primi insediamenti umani, che risalgono all'età del
Bronzo Antico o Castellucciana (2200-1450 a.C.), come testimoniato dai reperti
archeologici rinvenuti. Secondo un'antica leggenda, Neas, che sarebbe stato il nome della Noto più antica, avrebbe
dato i natali al condottiero siculo Ducezio, che nel V secolo a.C. avrebbe
difeso la città dalle incursioni greche. Questi la trasferì dall'altura della
Mendola al vicino monte Alveria, circondato da profonde valli, in una delle
quali scorre la fiumara di Noto. Ben presto Neas o Neaton, ormai ellenizzata nei costumi, entrò a far parte della
sfera d'influenza siracusana.
Secondo Polibio e Tito Livio, Neaton fu una colonia siracusana durante il regno di Gerone II, riconosciuta nel 263 a.C. dai Romani con un trattato di pace. Il Ginnasio, le mura megalitiche e gli Heroa ellenistici convalidano le ipotesi degli storici.
Nel 214 a.C. circa, Neaton aprì le sue porte all'esercito del console romano Marco Claudio Marcello, e venne così riconosciuta come città alleata dai Romani (che la chiamavano Netum) come Taormina e Messina. In quanto tale i Romani concessero ai netini un proprio senato, tanto che ancora oggi, nei palazzi e nei portali risulta presenta la scritta SPQN (Senatus PopulusQue Netinus).
Il
terremoto del 1693 e la ricostruzione
L'11
gennaio del 1693 la città, allora nel suo pieno splendore, fu distrutta dal
terremoto del Val di Noto, in cui morirono circa 1000 persone. Subito dopo il
terribile evento Giuseppe Lanza, duca di Camastra, nominato vicario generale
per la ricostruzione del Val di Noto, stabilì di ricostruire la città in altro
sito 8 km più a valle, sul declivio del monte Meti. Nel piano di costruzione
della città intervennero diverse personalità, indicate dai documenti e dalla
tradizione: dall'ingegnere militare olandese Carlos de Grunenbergh, al
matematico netino Giovanni Battista Landolina, al gesuita fra' Angelo Italia,
all'architetto militare Giuseppe Formenti; ma, al di là del piano urbanistico,
è da tenere presente che la città attuale è il risultato dell'opera di numerosi
architetti (Rosario Gagliardi, Paolo Labisi, Vincenzo Sinatra, Antonio Mazza),
capimastri e scalpellini, che, durante tutto il XVIII secolo, realizzano questo
eccezionale ambiente urbanistico.
Nell'Ottocento,
con la nuova riforma amministrativa, Noto perse il ruolo di capovalle, che
passò a Siracusa. Tuttavia nel 1837, a causa del moto carbonaro di Siracusa,
Noto divenne capoluogo di Provincia, e nel 1844 anche centro di una diocesi.
Nel 1848 scoppiò la Rivoluzione siciliana indipendentista e Noto vi partecipò,
la rivolta venne repressa l'anno successivo ed il netino Matteo Raeli, ministro
del governo rivoluzionario, andò in esilio a Malta.
Nel
1861 Noto, dopo la Spedizione dei Mille, entrò a far parte del Regno d'Italia,
conservando inizialmente il titolo di capoluogo di provincia, poi trasferito a
Siracusa nel 1865. Nel 1870 fu inaugurato il Teatro Comunale; l'esiliato Matteo
Raeli fu nominato ministro di Grazia e Giustizia e dei Culti della nuova
nazione.
Fonte:
Wikipedia
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